MULTIFUNZIONALITÀ. IL PAESAGGIO E LA CURA DEL TERRITORIO
LA FORMULA MAGICA PER IL PAESAGGIO: MULTIFUNZIONALITA’
Nelle pagine conclusive del suo saggio sulla Storia del paesaggio agrario italiano, Emilio Sereni ricordava ai lettori che il presente e il futuro del “nostro paesaggio” restavano affidati «alla pratica di milioni di donne e di uomini in lotta per la vita e per il progresso civile delle nostre campagne». Quando Emilio Sereni scriveva, erano già in atto trasformazioni importanti che l’autore legava a scelte politiche e rapporti economici che avevano come esito l’abbandono irreversibile del lavoro agricolo. La stessa politica agricola comunitaria, cui l’Italia aveva aderito entrando a far parte pochi anni prima nel Mercato comune europeo (1957), era – per Sereni – un ulteriore elemento di disgregazione del paesaggio agrario.
Oggi l’agricoltura è praticata da un numero assai inferiore di persone, ma le scelte attuate nella conduzione delle proprie aziende continuano a essere determinanti nella produzione e nel mantenimento del paesaggio agrario. Questo ruolo di presidio, dapprima inconsapevole, è stato via via riconosciuto da quella stessa politica agricola comunitaria che, a partire dagli anni ’80 del ‘900, ha dovuto ripensare drasticamente le sue azioni sotto il peso crescente della crisi economica del settore e delle richieste incalzanti di cibo sano che giungevano dai consumatori. Tra gli studiosi di settore e gli intellettuali si stava facendo strada la convinzione che l’agricoltura non si limitasse a produrre alimenti ma contribuisse a creare servizi sociali che miglioravano la qualità della vita di persone e territori come a difendere la sicurezza alimentare. Una visione che è stata raccolta dai decisori politici europei e condivisa con molti altri paesi e che, in seguito allo studio dell’OCSE nel 2001, ha ricevuto una cornice teorica e metodologica chiara e di riferimento.
Secondo i dettami europei, i cosiddetti servizi secondari dell’agricoltura dovrebbero dunque concorrere a mantenere e a produrre paesaggi che non siano solo attraenti dal punto di vista estetico ma anche diversificati dal punto di vista ecologico e capaci di esprimere la storia e la cultura dei luoghi. A tal fine, gli stati membri sono stati invitati a lavorare su due piani complementari: il primo, teso a ridurre gli effetti negativi delle produzioni agrarie, come lo spreco idrico ed energetico, l’uso massivo di sostanze chimiche, l’impoverimento del suolo; dall’altro quello di produrre paesaggio e assicurare cibo sano. Tutto ciò si accompagna alla volontà di creare soprattutto per le piccole aziende delle aree marginali, di montagna e collina, nuove opportunità di lavoro e di reddito tese a contrastare l’abbandono della terra e il consumo di suolo e a incoraggiare le economie locali, in un rapporto rinnovato tra città e campagna.
GLI INGREDIENTI DELLA MULTIFUNZIONALITA’
Le tante funzioni riconosciute oggi all’agricoltura e raccolte nel termine multifunzionalità agiscono a più livelli e non sono tutte quantificabili in termini economici. Per quanto riguarda il paesaggio, bene pubblico per eccellenza, le attività sono strettamente legate a scelte agronomiche orientate verso la creazione di agroecosistemi in cui sia contemplata la policoltura, le consociazioni, la conservazione della biodiversità agricola, l’allevamento brado e non intensivo, il mantenimento di siepi e alberature, le lavorazioni del terreno che garantiscono la fertilità del suolo e il governo delle acque, il ripristino delle murature a secco o delle staccionate in legno, la sistemazione di casali e strutture agricole nel rispetto dell’architettura rurale. Molto spesso però, la cura di questi elementi richiede tempo, lavoro manuale e investimenti che difficilmente sono compensati con la sola vendita dei prodotti sul mercato. Per questo i sussidi e la possibilità di differenziare le attività aziendali rappresentano un’opportunità di reddito aggiuntivo e offrono l’occasione di creare valore non solo per la singola azienda ma per il territorio in cui è inserita. Altro elemento da notare è che l’imprenditoria femminile e giovanile è particolarmente orientata verso la multifunzionalità. In contrasto con la lunga stagione di abbandono delle terre che a partire dal secondo dopoguerra ha caratterizzato la storia delle nostre campagne fino agli albori del nuovo millennio, gli under 40 hanno ricominciato a considerare l’agricoltura come una possibilità occupazionale. Il loro profilo è eterogeneo, ma tra di loro non mancano laureati o inoccupati con altre esperienze professionali alla prima esperienza in agricoltura o che hanno recuperato i terreni di famiglia sottraendoli all’incolto. Una caratteristica comune riguarda la propensione a sperimentare pratiche agricole a basso impatto ambientale, metodi di allevamento incruenti e l’uso intelligente della tecnologia. Queste pratiche incontrano il favore di molti consumatori di città, orientati verso l’acquisto di cibo prodotto nel rispetto della salute animale e dell’ambiente. Gli agricoltori dal canto loro possono dotarsi sia di un punto vendita diretto per i propri prodotti freschi o trasformati, tanto richiesti dai turisti, così come scegliere forme di distribuzione a domicilio su richiesta di singole persone, condomini o gruppi organizzati di consumo responsabile e solidale.
In questo scenario, i dati statistici hanno inoltre rilevato come le aziende agricole gestite da donne rappresentino una quota considerevole degli agriturismi, soprattutto tra quelli che offrono percorsi educativi e inclusivi importanti per il territorio, come nel caso delle fattorie didattiche o sociali. Attraverso le fattorie didattiche, le aziende agricole si aprono al territorio, alle famiglie e alle scuole. I percorsi esperienziali sono dedicati principalmente ai bambini che non sono cresciuti a contatto con piante alimentari o vicini ad animali domestici e diventano momenti di socialità e conoscenza. Laboratori di trasformazione del latte, la pratica della panificazione o la tessitura offrono poi l’opportunità di trasmettere cultura, lavorare con le mani ed educare a una corretta alimentazione.
L’agricoltura sociale rientra nelle attività multifunzionali di un’azienda. Dimostrato il potere terapeutico di certe attività agricole, come la lavorazione dell’orto o la cura degli animali, l’azienda offre non soltanto un lavoro retribuito a persone con difficoltà o trascorsi problematici, ma anche il miglioramento del loro benessere e l’opportunità di reinserimento sociale.
QUALCHE EFFETTO COLLATERALE
La multifunzionalità e con essa le numerose misure poste in atto dai programmi di sviluppo rurale hanno innescato un cambiamento importante nelle campagne italiane ed europee. La necessità di inserire obiettivi verdi e di sostenibilità e il riconoscimento a livello comunitario del paesaggio come un diritto delle genti, assegna a una agricoltura di qualità un ruolo fondamentale. Ma la multifunzionalità genera valore economico solo nel momento in cui diventa una strategia di diversificazione delle attività di una azienda, in risposta alle richieste sempre più articolate di beni e servizi espresse dai consumatori. Fin dove può spingersi lo sforzo di inseguire i desideri di turisti e cittadini? Rimanendo in tema di multifunzionalità e paesaggio, per esempio, alcuni studi hanno portato alla luce come i cambiamenti in senso multifunzionale abbiano innescato un miglioramento di reddito per gli agricoltori a scapito dell’ambito paesaggistico di carattere storico. L’aumento delle cubature per la creazione di strutture ricettive, l’introduzione di animali esotici o lo stravolgimento della vocazione di aziende agricole diventate “cerimonifici” sono alcuni esempi di trasformazioni in atto. In questo senso, possiamo leggere i paesaggi della multifunzionalità come paesaggi nuovi, creati dagli agricoltori, che esprimono un nuovo rapporto tra città e campagna.
Non va poi sottovalutato il problema del lavoro. L’agricoltura multifunzionale si poggia su un nuovo modello di agricoltura che, nel caso della piccola impresa a conduzione familiare, si basa su un insieme di attività plurime che coinvolgono tutte le figure attive in famiglia, in campo e in casa: dalla conduzione dei terreni all’allevamento degli animali, dalla trasformazione dei prodotti al trasporto e alla vendita nei punti dedicati, dalla preparazione dei pasti alla pulizia delle camere. Tutto ciò fa dell’azienda agricola multifunzionale un sistema complesso dove lo sfruttamento del lavoro è sempre in agguato.
Un ultimo neo riguarda l’imprenditoria femminile, acclamata per la capacità di saper ben interpretare i paradigmi dell’agricoltura multifunzionale. La maggior parte di queste aziende votate all’agriturismo si trova in aree di montagna o collinari che hanno conservato un grande pregio ambientale proprio perché collocate in contesti difficili da coltivare. La scelta di un’agricoltura sostenibile e multifunzionale risponde a una necessità diventata virtù che non può prescindere da una chiara visione imprenditoriale e di vita, difficile da mantenere se non sostenuta da servizi di comunità e infrastrutture, particolarmente carenti nelle aree interne del nostro paese.